Vicini di casa, brutta razza. Salvo rarissime, casuali eccezioni il catalogo del “cattivo vicinato” è alla portata di tutti. Gli effetti collaterali sono risaputi: le eccessive premure sfociano nell’invadenza, la discrezione è scambiata per indifferenza. Orari che non coincidono, abitudini e tradizioni lontanissime creano barriere insormontabili, scatenando ovunque il malcontento. Morale della favola: se davvero ti serve il basilico, mettiti in macchina e cambia quartiere perché ti sarà negato dal tizio della porta accanto. Gli americani convivono da qualche anno a questa parte con la paura di doversi confrontare con l’ospite di turno. Buona norma impone di documentarsi, sapere tutto sui nostri vicini, perché non si è più in pace nemmeno in casa propria. Il timore dell’ignoto è forte quanto la sorpresa di doverlo necessariamente combattere, la fiducia è ormai merce rara che non si trova più.
Steve Finch (Matthew Broderick), noioso e metodico capofamiglia legato alle tradizioni vive una realtà magica nel suo quartiere fiabesco perché dalla mattina alla sera non deve confrontarsi con nessuno. E’ il re di questo suo piccolo mondo e la sua famigliola gli sta dietro in piena sudditanza reprimendo una latente insofferenza. Il sogno si spezza quando spunta improvvisamente Buddy Hall (Danny De Vito), il suo nuovo vicino di casa, che trasloca nel cuore della notte. Cominciano i rumori e i malumori, ma bisogna far buon viso a cattivo gioco. L’educazione innanzitutto. Buddy Hall, se poi vogliamo, non è un cattivo signore, però è alquanto stravagante ed egocentrico. Scaltro e perfetto nel suo lavoro di venditore-imbonitore, vive con un chiodo fisso: voler per forza illuminare a festa la sua casa per il periodo natalizio e ottenere visibilità dallo spazio, potersi cioè vedere “on-line” sul sito di un satellite puntato sulla sua città. Per Steve, che detiene da anni la patente di “mister Natale” (visto che è il consulente storico dei suoi concittadini per addobbi e luminarie), è un guanto in faccia che apre la sfida. Si inaugura così una gara senza esclusione di colpi a chi la fa più grossa.
Buddy svaligia i negozi di elettricità ricoprendo la sua abitazione di luci colorate; Steve, tradizionalista convinto, cerca di sabotare le pacchiane minacce del suo odioso vicino. Alla fine dopo i prevedibili dissapori in famiglia, tutti felici e contenti come in un bel film di Frank Capra per la cena della vigilia. L’eccesso e la misura troveranno una linea d’intesa, la mediazione verrà dal profondo del cuore ritrovandosi tutti uniti.
Commedia prenatalizia dalle vaghe sfaccettature disneyane, “Deck the halls” (alla lettera: “Addobba i saloni“) arriva nelle sale prima della prepotente ma prossima invasione “panenettotiana” delle varie Commediesexi, Natali in America e Olè in Spagna. E’ una vicenda dei buoni sentimenti senza infamia e senza lode che si propone in non facile compito di divertire con una comicità garbata, politicamente corretta e in linea con la monotonia di certo cinema “invisibile” fatto negli States. Sfoggia con ironia un campionario penoso di buonismo e tradizioni americane senza mai soffermarsi sullo spettro del consumismo e dell’oscuro Natale povero che si vive nell’altro capo del mondo.
Certo non è nelle intenzioni dell’autore fare educazione civica, perché è molto più facile ridere sul confronto delle abitudini familiari di uno sfigato Matthew Broderick con prole bruttarella e di un pimpante Danny De Vito con due gemelline mozzafiato. I due protagonisti divertono, si contendono bei momenti, ma fanno quello che possono secondo contratto. I duetti non sono certo quelli dei mitici John Belushi e Dan Aykroyd (ma è tutta roba di vent’anni fa), stressati da una impossibile convivenza, però ci si accontenta.
Come le lucine natalizie che lo ispirano è un film che si illumina vagamente per la sua intera durata, spegnendosi alla fine. Di una leggerezza che rasenta l’inconsistenza. E che, proprio per questo, non fa danni.
Cinestar, Andria - Dicembre 2006 (Barisera) |